SETTIMO: Se sei "povero" la spesa la fa il Comune
Partiamo dal presupposto
che il paternalismo non mi piace, e non mi piace neanche quando ha le soavi
sembianze di maternalismo istituzionale, e vi spiego perchè usando la
definizione dal vocabolario Treccani.
Paternalismo: “l’atteggiamento per cui i governanti attuano una politica
che, pur tendendo con sollecitudine paterna al progresso e al benessere dei
governati, non li considera però capaci di perseguire tali fini in
modo autonomo”. Eccolo il nodo, da adulta rivendico a pieno la mia
maggiore età e di conseguenza la mia autonomia, e considero che lo stesso si
possa dire di tutti i miei concittadini che si ritrovano ad aver compiuto 18
anni e perciò garantiti nei loro diritti di scelta e autonomia, dal votare,
ricordiamolo, al prendere la patente per citarne solo due.
Ma se sei residente
a Settimo e sei povero, è il Comune, anzi la giunta, anzi la Sindaca, a
decidere cosa e quanto mettere nella tua borsa della spesa, nel tuo
frigorifero, nel tuo stomaco. Questo perché, benché tu sia adulto, non sapresti
far la spesa da solo, compreresti solo profumi e Balocchi!
Così mentre su tutto
il territorio nazionale i Comuni han gestito il fondo per la solidarietà
alimentare con i buoni spesa, da vicino vicino come Chivasso e Torino, a più
lontano, come Prato o Aci Reale in provincia di Catania, a Settimo arrivano i
volontari e ti recapitano a casa la scatola. Due piccioni con una fava così non
andate neanche in giro a far la spesa, mettendo a repentaglio voi stessi e gli
altri, invece di #restareacasa perchè non vi si considera, come dice la Treccani capaci e autonomi.
Così perché sei povero, in difficoltà
contingente e grave, decido io Comune: compro per te pasta, riso, fagioli e
anche il detergente intimo.
Ricordiamo inoltre che i buoni spesa negli altri Comuni prevedono una lista di esercizi commerciali convenzionati, ampliando anche la platea di commercianti, realtà con dipendenti, che potevano ripartirsi queste entrate, invece l'acquisto centralizzato per economia di scala ha visto infine coinvoltie solo due realtà, Mercatò e Lidl. I buoni spesa assegnati dagli altri Comuni hanno in genere un importo che varia dai 100 ai 400 euro in base alla composizione del nucleo familiare. Il fondo stanziato dal Decreto per la nostra città è di 261.437,85, nelle dichiarazioni rese alla stampa il Comune di Settimo ha dichiarato di aver ricevuto 650 domande, ripartendo il fondo, con conti della serva, si sarebbe ottenuto un buono spesa di 402 Euro a domanda, senza considerare la progressione rispetto a nuclei familiari da 1, 2, 3 o più persone che avrebbero indicato buoni ovviamente a importo variabile, così come fatto dagli altri Comuni (da 100 euro per un solo componente a progressioni).
Alla giornata di ieri (09 aprile 2020) rileviamo che il Comune per approntare i pacchi ha speso 41.000 euro per prodotti “secchi” (pasta, riso, scatolame, igiene personale ecc) e 25.000 li ha stanziati rispettivamente per 5.000 di spese per farmaci e 20.000 per spesa alimentare “fresca”.
Patrizia Camedda